Dicembre 2003
Mi pregio inviarVi il mio curriculum personale:
Persio Tincani
Nato alla Spezia il 7 giugno 1968
Obblighi militari assolti
Residente in Pavia - via Corridoni, 2
Nato da origini non umili, ma anzi moderatamente agiate, egli si orienta fin da bimbo verso
la predilezione per cibi grassi e salati, come insaccati, stoccafissi e carni arrosto, mentre sdegna i dolciumi
e tiene le verzure in gran dispetto. Al ristorante e in trattoria salta il primo e ripiega piuttosto su sapidi
pesci alla griglia.
All'età di sette anni manda a fanculo la maestra, peraltro una stronza epocale, e si guadagna un sette in
condotta nella pagella del primo trimestre, oltre ad una dose robusta di immeritati schiaffoni elargiti a piene
mani dalla bagascia in parola. Risale a questo stesso periodo il suo primo affacciarsi alle scienze liberali, e
in ispecie alla lettura di Moby Dick e alle arti figurative, nelle quali egli stesso si impegna sperimentando con
successo la tecnica degli inchiostri di china colorati e la scultura col Das. Di questa fase resta testimonianza
in un pregevole "Bagnòla di sabato" (china colorata su carta, collezione privata della madre dell'artista),
in un delizioso "Maschera africana con scarnificazioni" (Das colorato con tecnica mista, collezione privata
della nonna Tuni"), in un intenso "Busto di nonno Persio con berretto da marinaio" (Das al naturale,
collezione privata della nonna Dele). Prime avvisaglie del carattere difficile (secondo i più accreditati
biografi: "di merda") del Nostro. Cercando sul Piccolo Palazzi la voce "cazzo" scopre che "testa
di cazzo" vale per "persona stupida" e comincia a far uso di questa locuzione con entusiasmo.
Risale alla prima infanzia la sua ossessione per i bagni di mare e il suo desiderio di effettuarli anche durante
l'inverno crudo, proposito che, frustrato durante gli anni verdi da incomprensibili veti parentali, mette in pratica
dal 1994 fino ad oggi. Pure risale alla prima infanzia (luglio 1976) la sua avversione per i soggiorni in montagna,
ai quali viene tuttavia costretto per cinque luglii di fila (1976: Bormio; 1977-1980: Courmayeur) a causa di una
pretesa debolezza di petto, peraltro mai dimostrata. Il 12 luglio del 1978, in occasione del nono compleanno del
di lui fratello Matteo, i genitori recano in dono al medesimo una chitarra rossa marca Carmelo Catania. Il consanguineo
la sdegna dopo poco e il nostro la imbraccia componendo nell'arco di un pomeriggio ventisei canzoni di protesta
delle quali, purtroppo, non rimane traccia.
Negli anni delle scuole medie inferiori forma un complesso rock dall'organico variabile, prevalentemente indirizzato
all'esecuzione approssimativa di canzoni altrui di basso livello artistico, tra le quali spicca per infamia "On
the Road Again" nella versione dei mai abbastanza biasimati Rockets. Le esibizioni, tutte inserite in feste
scolastiche grazie alla pietà degli organizzatori, si contraddistinguono per il copioso uso di raudi, petardi
e tric-trac nell'improbabile speranza di ricordare gli spettacoli dei pelati-argentati. Al proposito, si ricorda
l'incendio di una tenda del salone parrocchiale causato da un razzo fischione sfuggito al controllo. Prime lezioni
di chitarra impartite da un praticone capace a stento di allacciarsi le scarpe da solo. In terza media scopre i
Jethro Tull e il jazz, due passioni destinate a segnare profondamente la sua vita durante gli anni a venire.
Nel primo anno delle medie superiori lascia la chitarra in favore del basso elettrico prima e del contrabbasso
poi. Serie lezioni di basso lo conducono in breve ad un livello di eccellenza, che poi manda in vacca litigando
ai ferri corti col maestro per questioni assai serie (se sul contrabbasso suonano meglio le Pirastro o le Spyrocore)
e abbandonando tutto in favore della lettura e della ricerca frenetica di occasioni di contatto con l'altro sesso.
Una volta presa la patente ricomincia a suonare con costanza e profitto, anche economico, nei locali del Levante
ligure e della Versilia, dove alterna serate di standard a progetti originali di rara inascoltabilità. Si
laurea in giurisprudenza e vince il dottorato di ricerca in Filosofia politica, dedicandosi allo studio di Hume
e degli analitici anglosassoni. Tronfio e borioso, si considera un mostro di cultura e coltiva il disprezzo per
gli incolti e per gli elettori di Berlusconi. Negli anni, ridimensiona il primo aspetto a proporzioni urbane ed
ingigantisce il secondo fino ad auspicarsi lo scoppio della guerra civile. Colleziona bibbie in lingue straniere
e si abbona al settimanale anarchico Umanità Nova. Suona in concerto con Tony Scott e ritiene di avergli
fatto un onore. Collabora con molti artisti, tra i quali Mario Rusca e Gianni Basso. A Genova, conosce Charlie
Haden e lo sfinisce fino a quando questi gli fa provare il proprio contrabbasso. Dal 1995 ad oggi pubblica numerosi
articoli pretenziosi su riviste famose nel mondo scientifico per la spocchia accademica che le contraddistingue.
Si definisce uno scienziato positivista, predica l'ateismo e svillaneggia i credenti. Si tocca però le balle
all'apparire di ogni infausto presagio e provvede a scaricare senza ritorno su incolpevoli malcapitati le suore
che avvista, ritenendole foriere di sventure. È imminente l'uscita di una sua monografia su Hume e Rawls.
Titolare di un assegno di ricerca dell'Università di Milano in Filosofia politica, tiene seminari su temi
di giustizia distributiva a platee di studenti che lo detestano, girando voce che il Nostro, agli esami, sia una
merda. Nel 2003 toglie il saluto ad un conoscente che ha dichiarato di aver votato Forza Italia. Mena vanto del
non aver mai avuto un poliziotto come amico e del possedere una copia originale di Thick as A Brick. Ostenta alla
prima occasione la propria amicizia con Clive Bunker, e mostra fino allo stremo dei presenti cartoline di David
Palmer, biglietti di auguri di Charlie Haden e di Glenn Cornick, foto con dedica di Herbie Hancock, edizioni pregiate
del Leviathan di Hobbes e un autografo di Teresa Orlowsky.
Di idee radicali nel senso anglosassone del termine, considera qualsiasi potere politico un ingiusto arbitrio.
Se lasciato a se stesso, correrebbe dietro agli oppressori col forcone. La sua fidanzata, sapendolo, cerca di non
perderlo mai di vista. Intende, laddove dovesse avere discendenza maschile, di chiamare il di lui figlio Gaetano
Bresci Tincani. In caso di figlia femmina, sarebbe indeciso tra Pasionaria e il più classico Anarchia, ma
conta di risolvere il dilemma quando e se dovesse presentasene la necessità.
Eccelle in cucina e a tavola. Resta memoria di una cena durante la quale mangiò cinque diversi primi e tre
secondi, concedendosi il bis di uno di questi (cinghiale e polenta), gorgonzola, mousse al cioccolato, caffè
e nocino presso la trattoria "La bruschetta" di Varano de' Marchesi (PR). Non mangia la trippa. Il risotto,
che pure ama, gli si pianta sempre nello stomaco e ciò rappresenta per lui motivo di tristezza.
Persio

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