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----- Il punto di Persio -----

Ottobre 2003
"CAMBIO DI STAGIONE"

Cari Tulliani,
ritorna l'inverno e si deve fare il cambio di stagione, attività gradita ad alcuni ma - è da dirlo - invisa ai più (cfr. in merito Dionigi Aeropagita, Guarda piuttosto mi bevo tutta la birra tiepida, Amsterdam, 1603). Al di là dell'innegabile tedio che la mansione comporta, la periodica incombenza fornisce se non altro il destro per liberarvi, tra il chiaro e lo scuro, di capolavori del gusto classico recati in dono da collaterali della consorte, tipo la statua di Padre Pio che cambia colore quando cambia il tempo, il piatto con la torre di Pisa, la boccia con la cattedrale di Sarzana che quando la giri nevica. In proposito, le cronache riportano il celeberrimo caso del Salmassi rag. Arturo detto Uro, "il quale, profittando del cambio di stagione nel cui svolgimento si trovava coartato, contrabbandò nella rvmenta e sotto gli occhi della di lui consorte (che se ne deve accorgere ancora adesso) l'intera pinacoteca dei quadretti a punto croce, composta in prevalenza da scene di caccia alla volpe" (G. Boscarelli, L'arte del diritto penale applicato alle controversie che possono sorgere tra le mura domestiche, specie nelle ipotesi di suocera convivente o residente nel medesimo comune, Giuffré, Milano, 1976, p. 53).
Il cambio di stagione, essendo attività che comporta un notevole spostamento di oggetti, finisce per coinvolgere anche settori della casa non pianificati. Circuita dal celebre "Tanto sei già lì, scusa non ti costa niente", c'è gente che si è ritrovata a rifare la facciata (cfr. Giovanni da Salisbury, Già che hai la bocca aperta chiamami mio figlio, Lugdunum, s.d.). Essendo, il cambio di stagione appunto, attività indegna alla quale si è vieppiù impegnati controvoglia, rappresenta terreno fertilissimo per lo scoppio di alterchi e per il riemergere di antichi livori mai sopiti. Canta il poeta negli immortali versi: "Intenti al cambio di stagione / in sul calar del sole / saltaron fuori le lettere della ganza / e accorse il centotredici / per separarli a forza" (G. Giangarè, Ti conosco da diec'anni e sono già quindici che mi stai sul cazzo, in Id., Versi scelti nel mazzo, Einaudi, Torino, 2001, p. 27).
Non tutto il male, tuttavia, vien per nuocere, come sostiene il proverbio (su questo proverbio esiste tutta una letteratura che ne dimostra la fallacia, ma ne parleremo un'altra volta). Il rimescolamento del cambio di stagione può finire per riportare alla luce reperti dimenticati o, peggio ancora, della cui supposta sparizione avevate incolpato il coniuge convivente, quando non la di lei sig.ra madre, donna adusa a capitarvi in casa col pretesto di aiutare ma in realtà dedita allo spionaggio e al ricollocamento di oggetti, da voi posti in luoghi non consoni, nel loro naturale alloggio (già il Vate: "Ed egli a me: son già sei giorni, Nando / che venne la mia suocera a stirare / la roba tale quale prima pare / ma non ritrovo più il telecomando", Par., XXI, 12-5). Fu durante il cambio di stagione che la fantesca Argazzoli Cesira detta Stazzona, di servizio in casa del cardinale Braido di Valtellina rinvenne la Sacra Sindone, ed è per questo venerata come santa nonostante parlandone da viva se la fosse trombata mezza Torino (P. Marcinkus, Santi a modo, santi da poco, santi fatti alla cazzo di cane, Paoline, Roma, 1978). Fu ancora durante il cambio di stagione che Champollion trovò la stele di Rosetta (e in quel frangente pronunciò lo storico "Voila la pierre! Marie, maintenant ta mére a cassé les balles"). E fu sempre il cambio di stagione l'occasione che portò al ritrovamento delle pagelle del liceo G. Pascoli del papà del mio amico Tamburrani Oreste, dalle quali il medesimo evinse al di là di ogni dubbio di non essere un somaro per combinazione.
Se sotto il profilo squisitamente pratico il cambio di stagione è attività riprovevole, esiste la pur flebile possibilità che possa essere occasione per rivedere oggetti di un passato remoto e, magari, per ricollocare quel poster contro quel muro, o quella coppa sopra quel caminetto. Racconta il Pavilloni che "una volta, facendo il cambio di stagione, ho trovato un sacchetto di acciughe che mia mamma aveva perso e mai più ritrovato" (Pavilloni, Ce l'avevo davanti agli occhi. Storia del ritrovamento di oggetti rari da Sant'Antonio a Uri Geller, Boringhieri, Torino, 1980, p. 3). D'altro canto, esiste sempre il fondato pericolo che durante il rimescolamento d'oggetti del quale il cambio di stagione consiste vada smarrito qualche effetto personale che invece si intendeva conservare a portata di mano o del quale si prevedeva di fare uso nell'immediato o nel prossimo futuro, il che può talvolta produrre effetti dannosi quando non addirittura tragici. Occorse infatti al cav. Beguzzi Arnoldo di attendere all'attività di cui qui si tratta e, nel corso del suo espletamento, di smarrire una sega la quale, a distanza di mesi, all'improvviso sparò, ferendo a morte don Salmastro di Besunte, intento ad impartire la benedizione pasquale (A. Della Fuente-Bacci, Cronache delle benedizioni pasquali conclusesi tragicamente o al limite con i chierichetti ubriacati dai boeri, Ponte alle Grazie, Firenze, 1988).

Persio

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